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I grandi velieri: il Victory

L’ammiraglia di Nelson nella battaglia di Trafalgar

 

 

..spinti da una dolce brezza atlantica, stiamo navigando verso la calda Spagna, ammiro due delfini che stanno giocando sotto la polena tra la schiuma della ruota di prua quando un urlo quasi mi fa cader fuori bordo: VELE A BABORDO!! SONO FRANCESI, AMMIRAGLIO!!.. Chissà che salto avrà fatto quel povero marinaio alla vista di tutte quelle navi, francesi, spagnole pronte a sparagli addosso!

 

 

Continuiamo il nostro viaggio alla scoperta dei grandi velieri a bordo del Victory  che è forse la più nota di tutte le navi da guerra inglesi, famosa per essere stata la nave ammiraglia di Nelson alla battaglia di Trafalgar, dove l'ammiraglio perse la vita.

 

Impostato nel 1759 e completato dopo alterne vicende solo nel 1778, fu varato l' 8 maggio come nave di bandiera dell'ammiraglio Keppel, comandante della flotta della manica.

 

Per i suoi tempi era una nave davvero grande. Richiese circa 10.000 metri cubi di legno, quasi tutto di quercia, e un notevole periodo di tempo necessario alla stagionatura.

 

 

 Ma come si costruisce una nave così? Bè proviamo a diventare per un po’ mastro d’ascia: Si comincia costruendo uno “scheletro”(fig. 1) la cui parte principale è la chiglia, fatta di travi collegati insieme da speciali incastri e chiodi di ferro. La chiglia a sua volta si incastra saldamente allo specchio di poppa ( dietro) e alla ruota di prua (davanti) questo insieme costituisce l’asse longitudinale dello scafo. Di traverso, sopra la chiglia montiamo le costole che danno la classica forma panciuta allo scafo. La parte bassa delle costole è detta madiere, la parte curva che segue il madiere si chiama staminale, e infine la parte verticale scalmo.

 

Per irrobustire ancora di più aggiungiamo dei travetti tra le costole lungo tutto lo scafo che si chiamano serrette. Per bloccare meglio le costole alla chiglia ci vuole un altro trave, chiamato paramezzale. A questo punto il più è fatto: possiamo già costruire il “pavimento” della nave sopra al paramezzale e la prima serretta, sistemando delle tavole che chiamiamo paiolato.

 

Lo spazio vuoto che rimane tra il paiolato e la chiglia è la famosa sentina. Ora non rimane che da chiudere in alto la costola con il baglio, sopra di esso possiamo inchiodare le tavole del ponte.

Il Victory ha ben 5 ponti principali, di cui due rimangono sotto la linea di galleggiamento, altri tre sono occupati dai cannoni: ne ha ben 104!

Bene! Non rimane che da montare il fasciame e chiudere tutte le fessure con la canapa, ma di questo si occuperanno carpentieri e calafati.

 

L’equipaggio all’ epoca di Nelson era di 819 uomini. Gli alloggi per gli ufficiali superiori ed inferiori erano piuttosto modesti. Assolutamente spartani quelli per i giovani guardiamarina, che vivevano in spazi molto stretti e senza alcuna privacy. Le loro stanze si trovano nel castello di poppa.

 

 

Per quanto riguarda i marinai, essi dormivano fra i cannoni.  ( fig. 2) Ciascuno disponeva di 35 cm di spazio sopra i quali doveva appendere la branda. Delle assi erano sospese tra i cannoni per servire come tavoli e i cannoni stessi fungevano da panche. L'igiene a bordo non era granché: i gabinetti erano tavole allo scoperto sporgenti sulla prua della nave, quelli per gli ufficiali erano di poco migliori e per la pulizia personale era disponibile solo l'acqua di mare perchè quella dolce, conservata in barili, era di esclusivo uso della cucina di bordo.

 

L’ammiraglio Nelson condusse la sua flotta alla vittoria con un abile manovra che spezzò in due la linea nemica, che era superiore in navi e uomini, non dopo aver combattuto una durissima battaglia a colpi di cannone ravvicinati, ponendo fine così ai sogni di Napoleone che sperava in una supremazia navale per poter invadere l’Inghilterra.

 

 

Dopo la battaglia il Victory venne restaurato e continuò il suo servizio fino alla fine delle guerre napoleoniche, quando divenne la nave ammiraglia del comandante della piazza marittima di Portsmouth, per trasformarsi alla fine come vera e propria attrazione turistica.

 

Nel 1922 fu ricoverato in un bacino asciutto di Portsmouth, dove fu riportato allo stato in cui si trovava ai tempi di Trafalgar, a tutt'oggi è ancora lì,  pronto ad essere presa d’assalto… dai turisti! 

 

 

Manuel

Fano I

 

 

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